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LIFE RISORGIVE Conservazione della biodiversità nel comune di Bressanvido
aspetti-geologici

Aspetti geologici

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L’Italia settentrionale nel Pliocene: la linea grossa continua rappresenta l’Italia attuale, quella più sottile la linea di costa nel Pliocene; il territorio dell’attuale Pianura Padana era all’epoca occupato da un vasto golfo del Mare Adriatico.
La formazione della Pianura Padano-Veneta, come quella dell’intera penisola italiana, è legata all’intensa attività orogenetica alpina che si è esplicata in più fasi a partire dal Cretacico (130 milioni di anni fa) fino al Pliocene (2 milioni di anni fa).
L’ampia insenatura compresa tra le Alpi e l’Appennino Tosco-Emiliano appariva, alla fine del Pliocene, completamente sommersa dal mare che arrivava a lambire le Alpi piemontesi. Tra il Pliocene e il Pleistocene inferiore questa insenatura viene progressivamente riempita da depositi marini, soprattutto nella parte orientale, e da depositi fluviali.



La glaciazione

L’attuale aspetto della Pianura Padano-Veneta è dovuto all’azione dei ghiacciai durante le quattro fasi della glaciazione quaternaria (GÜNZ, MINDEL, RISS e WÜRM) e delle relative fasi interglaciali (da 100.000 a 10.000 anni fa). I ghiacciai che ricoprivano le vallate alpine, con spessori fino ai 2000 metri, esercitavano una intensa attività erosiva i cui prodotti venivano accumulati, sottoforma di anfiteatri morenici, allo sbocco delle valli in pianura.
Questi materiali venivano ripresi dai fiumi, durante le fasi interglaciali, e ridepositati nella pianura e classati in base alla loro granulometria: i più grossolani per primi, poi le sabbie e infine i limi e le argille.

 Il massimo avanzamento della fase WÜRMIANA si è verificato 30/40 mila anni fa con depositi morenici che arrivarono a coprire quasi completamente i depositi precedenti.

Il livello del mare era circa 100 metri più basso dell’attuale e la Pianura appariva emersa fino all’altezza dell’attuale Ancona.
I fiumi veneti erano tributari del Po mentre attualmente si riversano direttamente nell’Adriatico “separando” la Pianura Veneta da quella Padana. La fase post-glaciale inizia 10- img01
L’Italia settentrionale all’epoca della glaciazione würmiana del Pleistocene: la linea più marcata rappresenta la linea di costa nel Würmiano; il livello dei mari era notevolmente più basso perché grandi masse d’acqua erano trattenute nei ghiacciai continentali.

 15 mila anni fa ed è a partire da questo momento che i fiumi iniziano a dare l’assetto attuale alla pianura e a creare le premesse per la formazione delle risorgive. Allo sbocco in pianura i fiumi perdono progressivamente la loro capacità di trasporto.

 I materiali ripresi dai depositi morenici, granulometricamente eterogenei, vengono depositati in un ordine (ghiaie-sabbie-limiargille) che non è mai rigido e che dipende da diversi fattori tra cui la portata delle varie fasi di piena e la composizione litologica (rocce più o meno pesanti), tenendo conto, inoltre, che un tempo i fiumi privi di argini cambiavano spesso alveo e i loro depositi si sovrapponevano a quelli di altri.

Gli esiti della glaciazione

Il risultato delle azioni descritte è una coltre alluvionale che, analizzata in una sezione verticale, appare formata da livelli grossolani alternati a sabbie a volte cementate e ad argille contenenti falde idriche più o meno potenti. Analizzando una sezione NO-SE della Pianura Veneta possiamo osservare che le ghiaie dominano verso Nord (fascia dell’alta pianura) e i sedimenti fini prevalgono verso Sud (fascia della bassa pianura). Tra le due fasce possiamo individuarne una di transizione (media pianura), con caratteristiche litologiche intermedie, che nel vicentino ha un’ampiezza variabile dai 2 ai 10 chilometri ed è compresa tra i 64 e i 30 metri s.l.m.

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Le Risorgive di Bressanvido in un grafico che mostra la loro formazione e gli elementi che le compongono e le rendono, nella loro complessità, dei fenomeni naturali non molto diffusi in natura.

 

L’alta pianura è caratterizzata da una pendenza relativamente accentuata (15‰) in quanto i fiumi, a causa della forte dispersione delle proprie acque nel sottosuolo, perdono rapidamente di portata depositando così la maggior parte dei materiali grossolani. È questa, infatti, l’area di ricarica delle falde. In questi terreni molto permeabili le acque sotterranee, la cui velocità di scorrimento orizzontale può arrivare fino a 12 metri al giorno, costituiscono una falda indifferenziata in cui le isofreatiche (linee che congiungono i punti di ugual profondità della falda) si avvicinano, procedendo verso sud-est, alle quote del piano campagna. Nella bassa pianura la pendenza diminuisce sensibilmente (2 ‰), i materiali fini depositati hanno una bassa permeabilità e separano una serie di falde le cui acque scorrono a una velocità di 1-10 centimetri al giorno.

Queste falde sono spesso in pressione e possono alimentare pozzi artesiani in cui le acque risalgono a una altezza che è legata al loro punto di alimentazione, secondo il principio dei vasi comunicanti. La fascia di transizione tra l’alta e la bassa pianura viene definita da alcuni autori “media” pianura, e corrisponde alla fascia delle risorgive dove abbiamo l’affioramento spontaneo della falda. La falda sotterranea, infatti, fortemente alimentata dalle acque meteoriche e da quelle dei fiumi che si infiltrano nei terreni permeabili dell’alta pianura a Nord, ha un notevole carico idrostatico, ma viene ostacolata nel suo deflusso verso Sud dai terreni impermeabili della bassa pianura.

Le acque vengono in questo modo “costrette” ad emergere, formando le risorgive. Da un punto di vista puramente idraulico le risorgive costituiscono il “troppo pieno” del grande acquifero indifferenziato del Vicentino.

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